Tredozio (Fc), scuola secondaria di 1° grado: da due anni i ragazzini usano il notebook per studiare, a casa e a scuola. E così docenti e studenti hanno scoperto che le tecnologie digitali a scuola non sconvolgono la didattica ma anzi aiutano a motivare. Da un’intervista comparsa sul numero di febbraio 2014 di Una città.
Che cosa si usa
Una lavagna interattiva per ogni classe, una buona connessione di rete, un notebook per ciascuno studente: questi gli ingredienti di base del progetto regionale Scuola@Appennino che ha coinvolto la scuola media di Tredozio. Ma perché il progetto funzioni occorre che le tecnologie digitali a scuola vengano usate. Ed è quello che è successo in questa scuola.
Apri il tuo notebook
I docenti intervistati (di inglese, matematica e scienze, tecnologia) lavorano con la Lim e con i portatili degli studenti. Utilizzano dropbox per metterci contenuti e lezioni e per condividerle con i ragazzi che, a loro volta, vi mettono i compiti.
La dimensione dello “scambio” incentiva a produrre: cade il concetto del compito a casa sostituito dalla ricerca, dalla condivisione e dalla creazione personale.
Il nodo critico dell’insegnamento tradizionale, ovvero stimolare l’attenzione e motivare, sembra che si sciolga proprio con l’utilizzo delle nuove tecnologie a scuola e a casa.
Rimpiazzare il libro cartaceo con l’immagine sulla Lim funziona: il testo, trasformato in ipertesto, diventa interessante. È un notare insieme, uno studiare insieme.
Imparare facendo vale anche per il prof
Qualche corso d’aggiornamento e qualche ora dedicata al progetto regionale. Ma anche per i docenti “s’impara facendo”: ciò che funziona e ciò che non funziona lo si vede facendolo in classe.
Sul fronte delle tecnologie digitali a scuola sono spesso i ragazzini a saperne di più e sono loro ad aiutare i professori. Questo li fa sentire importanti, capaci, dà loro soddisfazione e contribuisce a portare l’apprendimento su un piano di scambio che li rende partecipi del processo stesso di apprendimento.
Così è tutto più facile
Senza porsi troppi perché i docenti notano che in questo modo le cose funzionano meglio, diventano più facili e più motivanti.
La difficoltà di espressione viene superata proponendo ai ragazzi di presentare il lavoro davanti ai compagni con PowerPoint o con una qualsiasi modalità scritta al pc. È anche un modo di valorizzare conoscenze e competenze.
Il risultato è soprattutto la motivazione: i ragazzini fanno più volentieri cose che altrimenti non farebbero o non farebbero così a lungo o così volentieri.
Più difficile diventa invece collegare all’utilizzo delle tecnologie digitali a scuola eventuali progressi nell’apprendimento.
Adesso abbassate lo schermo
Con l’utilizzo precoce e a casa degli strumenti digitali i bambini perdono la manualità e diventano pigri. Sono problemi esterni alla scuola ma che non vanno trascurati.
Anche a scuola, quando l’uso diventa eccessivo, quando l’effetto tende a essere l’isolamento, allora è il momento di spegnere il pc e di parlare, di lavorare in un altro modo, di condividere altre cose.
Molto efficace è il cambio di ruolo: usa pure la lavagna come punto di riferimento ma adesso sei tu a spiegare ai compagni e loro a farti delle domande.
Identità o condivisione?
L’uso del pc personale rende un po’ più difficile lavorare in gruppo. D’altro canto a questa età è anche importante incoraggiare l’individualità.
Condividere sulla lavagna interattiva diventa così il modo per creare un risultato d’insieme da quelli prodotti individualmente, per portare ciascuno la propria ricchezza, per sentirsi tutti importanti.
Il senso di collaborazione c’è: chi ne sa di più sull’uso del pc condivide le proprie conoscenze con i compagni; è un comportamento spontaneo ed è reciprocamente apprezzato.
Dopo le luci anche le ombre
Ma c’è anche qualche preoccupazione.
Preoccupa l’uso della wireless e l’uso costante del pc: quale potrebbe essere l’effetto dell’esposizione prolungata a queste onde?
E preoccupa la manutenzione degli strumenti: l’assenza di un monitoraggio costante può bloccare l’utilizzo di queste risorse con un inevitabile impatto negativo sullo svolgimento regolare dell’attività didattica.
Preoccupano obsolescenza e aggiornamenti di oggetti e sistemi. Si sa che i fondi sono scarsi e così gli insegnanti fanno quel che possono. Anche se nessuno è un tecnico informatico.
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