Abbiamo intervistato Gabriella Songini: dopo esperienze professionali diverse, anche in azienda, dal 2007 insegna italiano, storia e geografia a Verona in una scuola media parificata.
Anzitutto, Gabriella, puoi dirci qual è oggi la situazione della scuola media?
Allora, in primo luogo va detto che la scuola secondaria di primo grado (ex scuola media) non è stata toccata da revisioni o riforme importanti. I programmi e le lezioni sono, di fatto, ancora come quando a scuola andavamo noi. Però i ragazzi sono molto cambiati …
Dal tuo punto di vista di docente quali sono i problemi più urgenti che riscontri?
Ai docenti vengono richieste sempre più competenze, in campo psicologico, pedagogico e persino tecnico. Nelle sempre meno ore d’aula a nostra disposizione dovremmo saper gestire in modi diversi ragazzini con esigenze e bisogni differenti: al di là di quelli con disabilità certificate per i quali è previsto il sostegno, ci sono i dsa e gli alunni con i cosiddetti bisogni educativi speciali (bes); e, certo, quelli “normali” che non esistono perché sono tutti diversi. Ecco, per ciascuno di loro noi dovremmo mettere a punto strategie didattiche differenziate ed efficaci. Poi c’è il problema centrale di come catturare l’attenzione dei ragazzi, come coinvolgerli, come renderli partecipi durante la lezione. Sappiamo, ormai, che fuori dall’aula sono immersi in un contesto digitale e interattivo rispetto al quale la scuola rappresenta un mondo estraneo e poco interessante. Dovremmo rivoluzionare il nostro modo di fare lezione e cercare di interessarli utilizzando nuove strategie e nuovi strumenti ai quali loro sono più avvezzi.
In quale misura secondo te la formazione e l’aggiornamento professionale vengono incontro a queste esigenze?
L’esperienza che posso riportare è quella dei tfa [ndr: tirocini formativi attivi]. Ci spiegano cose molto interessanti, innovative, stimolanti ma la modalità è comunque e sempre quella della lezione ex cathedra. La formazione, poi, si fa sempre spostandosi, a nessuno è venuto in mente di proporla online. Ci fanno fare delle esercitazioni ma con maestre elementari. Perché, di fatto, l’unico grado della scuola che è stato davvero riformato e che, così sembra, funziona è quello della scuola primaria. Così tutte le nuove direttive quanto a didattica sono tarate sulla scuola di primo grado, ma non possono funzionare alla scuola media! Anche le prove Invalsi, soprattutto per la matematica, non hanno collegamento con quello che i ragazzi fanno a scuola. Così rimangono spiazzati, incapaci di affrontarle, poco attrezzati per superarle.
Quali risorse hai a disposizione per fare lezione e come le usi?
Beh, intanto ci sono i libri di testo con le espansioni online. L’offerta è pressoché sterminata e ad ogni nuova adozione dobbiamo passare in rassegna decine di libri. Nella maggior parte dei casi la versione online è tagliata rispetto al libro di testo (che già è ridotto) e quindi diventa poco utilizzabile: di fatto è qualcosa in meno. Buone le grammatiche, forse perché questo è un ambito in cui c’è da decenni fermento di studi, meno buone le antologie e i libri di storia.
Poi ci sono le risorse online …
Già, l’offerta anche qui è troppo vasta. Ecco, io sento molto il bisogno di un servizio che selezioni le risorse qualitativamente certe e non ripetitive. Anche perché in rete si trovano le citazioni delle citazioni delle citazioni, cioè un buon video, una buona mappa concettuale, una buona presentazione sono ripresi più volte e te li ritrovi su link diversi. È una gran perdita di tempo, davvero sarebbe utile che qualcuno facesse ordine e selezione tra tanto materiale.
E di quali strumenti puoi disporre a scuola?
Anche questo è un tasto dolente. Si sa che le risorse sono limitate, che le apparecchiature tecnologiche hanno un costo elevato, che poi si pone il problema della manutenzione e dell’obsolescenza di questi strumenti. C’è la scuola che ha le apparecchiature ma non la connessione di rete e viceversa. E poi o dispongo di strumenti che funzionano sempre oppure, ancora una volta, è una perdita di tempo. Anche perché, ad ogni intoppo, perdi l’attenzione dei ragazzi e poi diventa difficile recuperarla. Nella nostra scuola media disponiamo di alcune aule attrezzate con la Lim e il videoproiettore. La Lim è molto usata dai docenti di lingua straniera; io l’adopero spesso per mostrare video, presentazioni in power point, altro materiale multimediale e ancora proprio come lavagna proiettando la pagina del libro per fare insieme l’analisi del testo. In generale i ragazzi sono più attenti se “vedono” qualcosa mentre spieghi.
Usate il registro elettronico o non siete ancora a regime con questo strumento?
Nella mia scuola c’è molta resistenza e per motivi diversi. Oltre all’aspetto economico (l’adozione del registro elettronico comporta un costo importante), si obietta che in questo modo si perde il contatto personale con le famiglie. Se i genitori possono monitorare l’andamento scolastico dei propri figli attraverso il registro elettronico, non vengono più ai colloqui, si spersonalizza il rapporto scuola-famiglia. Inoltre sul registro si possono indicare le attività e gli argomenti spiegati in classe, i compiti assegnati. E così lo studente che non compila il diario o è trascurato nel compilarlo non impara a diventare autonomo. Tanto c’è tutto sul registro, anche le comunicazioni, anche i compiti. Insomma, c’è la percezione che non educhi i ragazzi all’autonomia.
E in generale c’è resistenza anche all’adozione dei nuovi media per fare didattica?
No, su questo c’è apertura. Anche sulla possibilità di sperimentare nuove metodologie didattiche. Semmai ciò che manca è una formazione adeguata all’utilizzo di queste risorse. Si fa un po’ da soli, provando e riprovando ma senza sfruttare al meglio e del tutto questi strumenti.
Pensi che il modello della classe capovolta [ndr: flipped classroom] sia efficace e facilmente applicabile alla scuola media?
Penso che ci siano almeno due ostacoli che si frappongono all’utilizzo di questo modello di insegnamento: i contenuti e il tempo. Noi dobbiamo ancora fornire contenuti, nozioni, anche in base ai programmi ministeriali. Non possiamo permetterci di dedicare due, tre, quattro mesi a un argomento e poi tagliare il resto. Dobbiamo svolgere l’intero programma. Il metodo della classe capovolta richiede molto più tempo di quanto ne abbiamo. E poi … stiamo parlando di ragazzini della scuola media! siamo certi che possano essere sufficientemente autonomi e responsabili da poter studiare (e capire) i contenuti a casa per poi rifletterli ed elaborali a scuola? È molto bella l’idea di “costruire il proprio sapere” ma alla scuola media abbiamo a che fare con scolari ancora piccoli per poter presupporre che facciano da soli a casa, scolari che vanno guidati, imbeccati, indirizzati a studiare. Non possiamo pensare che a questa età il processo di apprendimento sia, almeno del tutto, un processo spontaneo e volontario.

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