Abbiamo intervistato Massimo Scali per conoscere Cathy Moore e il suo approccio alla formazione aziendale.
Abbiamo descritto il suo metodo, l’action mapping, per progettare la formazione.
Ora abbiamo pensato che potrebbe farvi comodo leggere il suo manifesto in italiano: eccovelo tradotto!
Professionisti della formazione e dello sviluppo unitevi!
Noi, gli oppressi e ignorati professionisti della formazione e dello sviluppo, con questo manifesto spezziamo le catene della convenzione e dell’obbedienza e proclamiamo l’arrivo di un nuovo ordine, una nuova età dell’illuminismo in cui coraggiosamente difendiamo la verità, l’onore, e i nostri studenti da … beh, dalle mezze calzette.
Ci rifiutiamo di far finta che la formazione sia sempre la risposta
Quando un cliente ci dice: “Abbiamo bisogno di formazione”, non gli rispondiamo: “Certo! Vuoi anche le patatine?” ma iniziamo a fargli delle domande.
Abbiamo bisogno di fissare un obiettivo misurabile
Aiutiamo i nostri clienti a identificare con esattezza quali prestazioni aziendali debbano essere migliorate e come il nostro progetto possa essere misurabile, osservabile, capace di dimostrare questo miglioramento. Siamo qui per fare la differenza, non per mettere online 97.000 diapositive di PowerPoint!
Ci piace puntare sull’analisi dei bisogni
Oh, analisi dei bisogni, fedele ma tragicamente trascurata custode del tempo, del denaro e delle anime degli studenti! Sei di nuovo la benvenuta nella nostra professione e bramosi chiediamo per ogni singolo progetto: “Che cosa le persone devono fare?” e ” Perché non lo fanno?”.
Sosteniamo i diritti degli umili strumenti di supporto al lavoro, email e pdf
Se il problema deriva da una semplice mancanza di informazioni, mostriamo al cliente come una soluzione agile collocata nel flusso del lavoro possa evitare la spesa, e la tragedia!, di una presentazione con 107 slide inutili lette ad alta voce da un avatar che parla con le labbra che si muovono.
Progettiamo attività, non informazioni
Quando la formazione è parte della soluzione, non scioriniamo il nostro sapere davanti agli occhi degli studenti. No. Al contrario, facciamo loro mettere in pratica ciò che devono fare e lasciamo che traggano conclusioni da questa esperienza come fa qualsiasi persona adulta. Per questo motivo proponiamo scenari.
Siamo fermamente convinti che gli studenti hanno un cervello e che dovrebbero essere autorizzati a usarlo
Proteggiamo fieramente il tempo, le menti e le anime degli studenti dai capricci dei nostri clienti, dalle informazioni in eccesso, dal racconto paternalistico, dagli stili di apprendimento, dalle politiche d’ufficio, dalla formazione motivazionale, dai dettagli tanto amati dalle PMI, dalla navigazione bloccata, dalla consapevolezza, dai quiz a scelta multipla, dal trasferimento delle conoscenze, dalle verifiche di apprendimento, dagli oggetti di apprendimento, dagli elenchi puntati volanti e dai rapimenti alieni!
Siamo una legione!
Qui ci sono solo alcuni dei nostri nobili guerrieri (in nessun ordine di sorta …):
- Julie Dirksen: il suo libro Design For How People Learn e il suo blog
- Tom Gram: il suo blog, tra cui la serie su Practice and the Development of Expertise
- Dave Ferguson: esempi e analisi di strumenti di supporto al lavoro
- Clark Quinn: Yes, You Do Have to Change
- Dick Handshaw: il suo lavoro sulla consulenza proattiva
- Marc Rosenberg: The Fall and Rise of Performance Support
- Allison Rossett: il suo libro Job Aids and Performance Support
- Dana Gaines Robinson e James Robinson: Performance Consulting: A Practical Guide for HR and Learning Professionals
- Will Thalheimer: i suoi report che vanno dalla ricerca alla pratica
- Ruth Clark: i suoi studi, come ad esempio Elearning and the Science of Instruction
Ci sono tantissimi altri guerrieri coraggiosi che ci possono aiutare a liberare la gente dall’oppressione e dal pianto:
Zerbini? Mai più!
E tu come la pensi?
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