Nonostante il perdurare dell’emergenza sanitaria, le misure di contenimento del virus hanno permesso di fare un passo indietro sulla FAD. L’ultima revisione del TUSL, infatti, interviene in modo importante sulla formazione e l’addestramento di preposti, dirigenti e datori di lavoro, riportando in auge la formazione in aula.
FAD e orizzonte normativo
Il comma 7 dell’articolo 37 prevede che datore di lavoro, dirigenti e preposti ricevano un’adeguata e specifica formazione e un aggiornamento periodico in relazione ai propri compiti in materia di SSL. Il comma 7-ter precisa che, per assicurare l’adeguatezza e la specificità della formazione e dell’aggiornamento periodico dei preposti, le relative attività formative debbano essere svolte interamente in presenza.
In attesa, dunque, del nuovo Accordo Quadro Stato-Regioni, previsto entro giugno e che riorganizzerà quanto previsto dalla legge in materia di formazione di datore di lavoro e preposto, verifica dell’efficacia della formazione e ricorso alla FAD, l’aula resta l’unica modalità consentita per formare i preposti.
FAD ed emergenza sanitaria
Osserviamo, più in generale, che il ricorso alla FAD, e più precisamente all’e-learning, sperimentato in questi ultimi due anni, anziché affiancarsi all’aula come nuova risorsa per la formazione, torna ad essere un’opzione residuale. Una seconda scelta, insomma, almeno per il legislatore.
Dunque, se l’esperienza di vita maturata durante l’emergenza Covid segna un punto di non ritorno e un balzo in avanti sia sul fronte del lavoro che della vita sociale, ciò sembra non valere per la formazione.
Ma siamo proprio sicuri che formare in aula sia meglio? Ecco alcuni spunti di riflessione.
E-learning vs aula
Sui vantaggi dell’e-learning si dicono molte cose ma raramente si va in profondità per coglierne le opportunità più specifiche. Si resta sempre all’esterno: formo quando e dove voglio, lo studente può seguire i propri tempi e ritmi di apprendimento, l’e-learning è multimediale, i costi della formazione sono ottimizzati. Ma è davvero tutto qui?
Formare in aula e in videoconferenza
Partiamo da una prima considerazione che risulta particolarmente vera quando si parla di formazione sulla SSL. Il formatore è anzitutto un esperto della materia, un ingegnere, un avvocato. L’approccio didattico che utilizza è trasmissivo: entro in aula e ti racconto tutto quello che so. E poi facciamo un test a crocette. Troppo spesso il passaggio alla FAD non cambia l’approccio: faccio la stessa cosa ma in videoconferenza.
L’efficacia di una formazione del genere è molto bassa in aula e pressoché nulla in videoconferenza. Perché? Perché lo studente è passivo, ascolta (quando ascolta…) e basta. E l’attenzione rapidamente scema. Il rischio è quello di non portare a casa niente, di fare del momento di formazione un mero adempimento normativo.
Formare in e-learning
Sotto al cappello della FAD ci possono stare molte cose: videoconferenza, webinar, corsi sincroni, e-learning. Cominciamo dunque a precisare che l’e-learning non è la videoconferenza.
Quando costruiamo un corso in e-learning entrano in gioco professionisti diversi. C’è l’esperto della materia, che fornisce i contenuti, ma c’è anche un progettista della formazione che seleziona, riordina, assembla i contenuti e ne studia le modalità e le forme di erogazione. C’è un progettista delle interazioni e delle attività. Ci sono un tutor di processo per l’assistenza tecnica e un tutor del corso per l’assistenza didattica. Ci sono un revisore linguistico, uno sviluppatore della piattaforma, un grafico che studia e realizza layout, figure, sfondi… Insomma ci sono professionalità diverse che progettano, sviluppano e realizzano il corso, confrontandosi e lavorando insieme, per massimizzare l’efficacia dell’apprendimento.
Quando formiamo in aula c’è solo l’esperto della materia la cui attività progettuale spesso si limita a selezionare e ordinare i contenuti da trasmettere. Il resto è lasciato alle capacità interpretative della persona.
Formare a distanza è più difficile perché manca il feedback immediato dallo studente. Devo farmi delle domande, che troppo spesso chi forma in aula non si pone: come posso rendere interessante questo argomento? Come faccio a catturare l’attenzione degli studenti e mantenerla viva? Come posso capire se gli studenti hanno realmente imparato qualcosa? Formare a distanza vuol dire ribaltare l’asse docente-discente: il focus non è più l’esperto ma l’apprendente. E quindi: chi è il mio studente? Di che cosa ha bisogno? Che cosa deve sapere? Soprattutto: cosa deve imparare a fare?
Le potenzialità dell’e-learning
A valle di questa introduzione fin troppo lunga, noi crediamo che le potenzialità dell’e-learning siano essenzialmente tre e su queste abbiamo puntato:
- l’attivazione iniziale dello studente
- il coinvolgimento dello studente in attività che gli impongano di fare delle scelte in un contesto verosimile (scenari decisionali)
- la raccolta, a valle del corso, di un feedback utile per il miglioramento della SSL in azienda.
Tutte queste cose in aula non si possono fare bene. In e-learning, e con gli strumenti informatici che esso richiede, è invece agevole farle e meno dispendioso.
Analizziamole, allora, in profondità una per una: seguici nel prossimo articolo!