Abbiamo partecipato al seminario La scuola digitale, organizzato dalla fondazione Credito Valtellinese e dall’Ufficio Scolastico Provinciale (SO) il 4 marzo scorso [2015].
La scuola digitale si fonda sull’assunto che è il metodo d’insegnamento che va cambiato; le tecnologie informatiche sono lo strumento e nello stesso tempo la leva di questo radicale cambiamento.
In una società che rinnova incessantemente il proprio sapere, un sapere sempre più dinamico e condiviso, anche la scuola è chiamata a rispondere sviluppando negli studenti competenze critiche e analitiche, modificando i programmi, stimolando l’apprendimento per via esperienziale e collaborativa.
A presentare l’incontro Stefano Moriggi, giornalista e filosofo docente all’Università di Milano-Bicocca.
Classi a confronto
Efficace quanto impietoso l’esordio: la foto di una classe della scuola primaria, protagonista di un progetto di sperimentazione didattica, la nuova scuola digitale appunto, e a confronto la foto, in bianco e nero e senz’altro datata, di una classe tradizionale.
Le rivoluzioni tecnologiche
Da dove nasce il modello ancora attuale di classe? Il modello della lezione frontale è l’effetto dell’introduzione di una tecnologia: il libro. Il libro contiene il sapere e l’insegnante lo deve estrarre e dispensare. Gli studenti ascoltano, poi leggono, imparano e ripetono.
Prima ancora è arrivata la scrittura alfabetica, altra novità tecnologica, che ebbe un impatto radicale nel modo di ricordare e di pensare: “non ricorderemo più come prima, dall’interno, ma dall’esterno”, scriveva Platone nel Fedro. Platone non critica la nuova tecnologia: prende atto che avrà un effetto dirompente ma non dice ‘usatela con parsimonia’. Non dice scrivete solo un giorno alla settimana.
Le risorse informatiche cambiano di nuovo tutto. Perché la tecnologia cambia l’uomo e il modo in cui pensa. E la scuola cambia, diventa scuola digitale.
Sperimentare sul campo
Il nuovo metodo d’insegnamento ribalta l’assetto tradizionale della classe. L’apprendimento diventa un continuum senza più la netta separazione tra lezione ed esercitazione. Il sapere è appreso mettendolo in pratica, attraverso prove ed errori, sperimentandolo nella messa in atto delle competenze che sviluppa. I compiti tradizionali non ci sono più: si fanno lavori di ricerca, progetti svolti dagli studenti ma guidati dal docente-tutor e monitorati dall’intera classe.
Ed è lo stesso metodo didattico ad essere sperimentazione a sua volta. Almeno in questa fase di avvio della scuola digitale.
Progetti pilota
Il seminario ha dato molto spazio alla descrizione di alcuni progetti condotti in scuole materne, primarie e secondarie di 1° grado. Tutti i progetti prevedevano un’attività finale in cui gli studenti dovevano presentare il proprio lavoro realizzato con gli strumenti digitali. Un modo più coinvolgente e interessante per loro ma anche di grande valenza didattica, per imparare a esporre, a pubblicare, a lavorare insieme.
Il web e l’apprendimento collaborativo
La rete è nata per soddisfare un bisogno dei ricercatori del CERN: condividere i risultati di ricerca. Nasce dalla necessità che il sapere sia pubblico, rivedibile e controllabile.
Oggi, con il web, abbiamo a disposizione una quantità enorme di contenuti, modificabili e condivisibili. A questo nuovo scenario dobbiamo preparare i giovani studenti, per questo nuovo modo di lavorare dobbiamo attrezzarli esercitando e sviluppando in loro competenze collaborative, abilità argomentative, capacità analitiche. A questo punta la scuola digitale.

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