Abbiamo letto per voi un interessante articolo di Graziano Cecchinato sul tema della classe capovolta. L’intervento è parte di un corso di aggiornamento rivolto ai docenti della scuola svoltosi a dicembre 2012.
In sintesi
Nuovi media, nativi digitali, contenuti aperti, condivisibili e liberamente accessibili impongono un ripensamento delle strategie educative nella scuola.
L’idea di capovolgere (to flip) i momenti classici dell’attività didattica, la lezione frontale e lo studio individuale, sta diventando una pratica di crescente successo: spostare a casa la fruizione dei contenuti e a scuola la fase di esercitazione, applicazione ed elaborazione.
Fondamento pedagogico della flipped classroom (la classe capovolta) è lo spostamento dell’interesse sul processo di apprendimento. Un processo basato sul fare, sullo sperimentare attraverso prove ed errori e che sarebbe più connaturato all’uomo rispetto a quello tradizionale.
I vantaggi sono molti: dalla personalizzazione del percorso di apprendimento alla sua elaborazione attiva in un contesto paritario e collaborativo condotto dal docente.
Il nuovo modello segna così il passaggio da una didattica istruzionista a una didattica costruttivista e sociale.
Le premesse
Secondo l’autore sono le tecnologie a determinare le pratiche educative e a ridefinire di volta in volta le strategie di apprendimento. Scrittura, libro e poi stampa hanno modificato la funzione dell’insegnamento: conservare la conoscenza prima, interpretarla e trasmetterla dopo. Ma il testo scritto è rimasto fino ad ora il centro dello sviluppo culturale e scientifico.
Una nuova fase di trasformazione delle tecnologie intellettuali, di accesso e produzione della cultura è ciò che stiamo vivendo oggi. Alla rigidità e fissità del testo (il libro) e del sapere tradizionale si va sostituendo la reticolarità dell’ipertesto e di saperi in divenire.
La trasformazione dello scenario tecnologico e culturale ha acuito le difficoltà in cui si trova la scuola, una realtà sempre più estranea alle nuove generazioni, pervase da tecnologie multimediali e interattive. Da qui la necessità di un cambiamento: trasformare l’aula da luogo dell’insegnamento a luogo dell’apprendimento.
Che cos’è la flipped classroom
La flipped classroom è “una proposta pedagogica coerente” che emerge dalle esperienze di docenti impegnati a cambiare la scuola. In sintesi si invertono i momenti classici dell’attività didattica: la lezione frontale si sposta a casa e lo studio individuale a scuola.
Ai limiti della lezione tradizionale (scarsa interattività, assenza di feedback sulla reale comprensione, prolungato ascolto passivo, mancato rispetto di ritmi e stili cognitivi) si contrappongono i vantaggi del nuovo modello didattico: da un lato i pregi dello studio individuale a casa (efficacia dei nuovi media per l’esposizione e la fruizione dei contenuti, rispetto di tempi e modi dell’apprendimento, maggior controllo e responsabilizzazione su di esso), dall’altro quelli del tempo d’aula, che diventa il momento dell’applicazione e della riflessione sui contenuti, di costruzione della conoscenza in un contesto paritario condiviso e collaborativo. E cambia radicalmente il ruolo del docente: facilitatore, sostegno e guida nello sviluppo di competenze.
Questo esito è ineludibile in una società che rigenera incessantemente la conoscenza e che chiede alla scuola non contenuti, programmi da svolgere, ma piuttosto competenze.
Spostare i contenuti a casa
Il docente ha due possibilità: utilizzare le risorse disponibili online oppure produrle da sé.
In rete si trovano moltissime proposte per la scuola, soprattutto per i gradi superiori dell’insegnamento. L’autore cita numerosi siti: piattaforme, canali educativi, iniziative e proposte sostenibili sia sul piano formativo sia su quello economico. Una delle realtà più incisive è quella di Khan Academy che ha puntato su interventi brevi, sul coinvolgimento, sulla strategia comunicativa.
L’utilizzo di queste risorse, tutte in inglese, è però limitato nella nostra scuola perché sono ancora poche le proposte in lingua italiana.
In alternativa il docente può costruire videolezioni e risorse digitali. Ci sono servizi e strumenti di libero accesso e di facile uso per produrre da sé i contenuti, strumenti per i quali è sufficiente una competenza di base nell’uso delle tecnologie digitali.
Più complesso resta invece l’aspetto delle competenze metodologiche e comunicative.
Spostare l’apprendimento a scuola
Portare in aula lo studio significa progettare attività didattiche centrate sull’apprendimento.
Al centro della didattica non ci sono più i contenuti ma i processi dell’apprendimento (riflessione, motivazione, capacità di analizzare, valutare, applicare). Obiettivo della didattica diventa dunque lo sviluppo delle competenze attraverso un apprendimento esperienziale, collaborativo, contestuale e guidato dall’interesse. Il docente non trasferisce il sapere ma consiglia, assiste, aiuta.
Alla base di questo “capovolgimento” c’è l’idea dell’apprendimento per ricerca e fra pari: la classe è una “comunità di ricerca” che pone dei problemi e ne indaga le possibili soluzioni, che mette in pratica la conoscenza attraverso il confronto e la vicinanza.
Non mancano in rete risorse e ambienti che aiutano a realizzare una didattica di questo tipo, soprattutto per le discipline strettamente scientifiche.
In conclusione …
La flipped classroom è un “tentativo per passare da una scuola basata sul trasferimento di conoscenze a una scuola di sostegno allo sviluppo di competenze“.
La vera difficoltà non sta nell’uso dei nuovi media ma “nell’adozione da parte dei docenti di un diverso paradigma educativo” che vede trasformato il proprio ruolo in sostenitore dello sviluppo di facoltà cognitive.
È un processo complesso, che richiede un’adesione convinta dei docenti. Ma può essere la chiave di volta per un reale cambiamento della scuola. Senz’altro positivo.

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